TERAMO – Chiederà di essere processato con il rito immediato per non aspettare i tempi lunghi di una udienza preliminare, il rettore Luciano D’Amico per difendersi da un’accusa che oggi, come una bomba ad orologeria innescata proprio nel giorno della conferenza stampa di presentazione dell’ennesimo progetto importante per sostenere il rilancio della città, è tornata a fare di nuovo titolo, nonostante fosse già nota dalla fine del mese di novembre. La vicenda è quella dell’inchiesta che lo coinvolge (assieme al preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione, Stefano Traini, e all’attuale direttore generale dell’Izs, Mauro Mattioli, per il doppio ruolo di rettore di UniTe e di presidente della Tua, l’azienda regionale del trasporto pubblico, tra l’agosto del 2014 e il febbraio del 2016.
D’Amico vuole subito un processo pubblico che faccia giustizia in una vicenda e di un capo di imputazione che, al di là dei contenuti giuridici che andranno valutati da un giudice terzo, sia esso un gip o un tribunale, contiene degli errori formali che se fosse stato un compito, tanto per restare in tema… universitario, sarebbe stato vergato da molte sottolineature con la matita blu.
Intanto contiene un lapsus freudiano che oltre a denunciare la sovrapposizione nell’immaginario collettivo tra il rettore e il governatore, alimenterà il pregiudizio di D’Alfonso circa l’attenzione che la magistratura abruzzese nutre nei suoi confronti: è la procura infatti nel declinare l’ipotesi di reato nei confronti di uno dei tre indagati, a scambiare Luciano D’Amico per Luciano D’Alfonso, attribuendo a quest’ultima anche la presidenza della Tua… Come se i pc del palazzo di giustizia avessero un correttore lingistico bizzarro e un pò… prevenuto!
Ma se questo particolare solleva ironia, altri dettagli denunciano aspetti di superficialità preoccupanti, vista la materia di contestazione. Come il ruolo assegnato a Mauro Mattioli per ipotizzare il reato dipeculato nei confronti di D’Amico: direttore generale della Fondazione dell’Ateneo. Mattioli non lo è mai stato. Semmai, e per tre mesi in aspettativa non retribuita da docente ordinario di Veterinaria, è stato direttore amministrativo della Fondazione. Ma non serviva un’inchietsa per scoprirlo. Così come l’averlo autorizzato a riscuotere una "indennità di risultato" non è vero: questo benefit non esiste per i docenti ordinari come appunto un direttore amministrativo. Aspetti per i quali l’udienza dibattimentale, dove la prova si forma davanti al tribunale, tornerà utilissima per chiarire molti aspetti, a partire dal fatto che Luciano D’Amico non ha mai svolto attività retribuita da presidente della Tua avendo rinunciato al gettone di decine di migliaia di euro e ai benefit, ivi compresa l’auto blu, restituita alla Regione assieme alle 31 che prima del suo arrivo erano ‘in dotazione’ presso l’azienda pubblica regionale.